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venerdì 1 giugno 2018

Un nuovo governo


Io la penso così:
L'importante era salvare la faccia, perché il professor Paolo Savona esce dalla porta per rientrare dalla finestra.
Il presidente della Repubblica, bersagliato da molte critiche per la legittimità o meno dell'applicazione dell'art.92 sull'esclusione dell'economista dalla squadra di governo quale titolare del MEF, ha accettato in seconda battuta il suo nominativo, spostato in altro ministero, quello degli Affari Europei: in pratica la carica affidata alla persona demandata a difendere i nostri interessi nella sede comunitaria. Notare che il professor Savona è stato sostituito al MEF dal professor Tria, che sull'euro ha idee molto simili a chi è stato chiamato a sostituire.
Diciamo che questo governo, pur facendomi sperare per il meglio, mi lascia perplessa per quel che concerne alcuni nominativi, però aspetto.
Vedo però che molti “sinistri” stanno rosicando di brutto: invidiosi e senza nessun senso di autocritica, si permettono di biasimare ancor prima che i nuovi ministri abbiano giurato.
Ascolto alcuni stralci di trasmissioni, leggo alcuni stralci di interviste e cosa noto? L'arroganza di chi ha perso le elezioni e, invece di chiedersi il perché di questa deriva “populista”, non fa altro che accusare di fascismo (!?!) gli avversari, la Fornero addirittura di “squadrismo”, quasi che già da domani, a giuramento effettuato, venga ricostituita la milizia in camicia nera.
Ridicoli.
Dopo aver governato per sette anni, con lo spread bassissimo con la BCE che acquistava i nostri titoli di stato (e ci lucrava pure sopra) ed il Quantiutative Easing che favoriva l'economia, con il petrolio al minimo, loro che hanno fatto? Hanno favorito un'immigrazione incontrollata, hanno speculato con le banche, hanno aumentato tremendamente la tassazione, bloccando salari e pensioni, e nel contempo hanno aumentato il debito pubblico! Ed hanno pure il coraggio di parlare, con l'arroganza della loro “presunta” superiorità morale, specie quando parlano di come educare politicamente l'elettorato definito sprezzantemente “il popolo”.
In poche parole sono tutto meno che democratici.
Il vero democratico rispetta innanzitutto l'avversario: lo contesta sul piano politico, ma non lo offende. E non si offendono neppure gli elettori, che vengono considerati “maturi” solo se hanno votato per loro, perché è perfettamente legittimo essere sia di destra che di sinistra, perché rappresentano partiti legittimamente presenti in Parlamento. Quindi le elezioni sono perfettamente legali, chiunque abbia vinto, e chi ha perso deve solo fare autocritica e non incolpare l'elettorato che “non ha capito”, anzi deve sperare che il nuovo governo agisca per il bene della nazione.
I termini usati invece sono sempre offensivi: populista non è una brutta parola, chi è di destra, non è necessariamente fascista, chi difende la propria identità  e vuole un maggior controllo dei confini non è razzista e xenofobo, tanto più che fare l'interesse della nazione è già previsto nella Costituzione.
L'invidia è una brutta cosa: l'occasione l'avete avuta e sprecata nel peggior modo possibile: ora è giunto il momento di cambiare, spero in meglio.



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