La morte di Fidel Castro mi ha dato
modo di ripensare al personaggio di Che Guevara, ancor oggi
idealizzato (assolutamente a torto) come non pochi..
Il vero Che Guevara è lontano anni
luce dal mito propagandistico creato dalla sinistra, il buon
guerrigliero che si faceva ritrarre con aria sorridente in mezzo ai
bambini, ma l'uomo a volte è un bimbo credulone, magari non crede a
divinità e santi, però poi ha bisogno comunque di crearsi dei miti
in terra, personaggi puri ed immacolati alla pari dei cavalieri
medievali o di san Giorgio che combatte il drago.però si sa: i
meccanismi della mente umana sono incomprensibili e misteriosi!
Il tanto mitizzato Che Guevara era il
più ortodosso filosovietico.
Seguiva pari pari le orme di Stalin ed
il modello totalitario da questi instaurato, tanto da scrivere di
appartenere alla classe di coloro che credono che la soluzione dei
problemi del mondo sia dietro la cortina di ferro.
Dopo la defenestrazione di Fulgencio
Batista nel 1959, ristabilita la...libertà (!) a Cuba, Fidel decise
che bisognava “curare” i cubani malati di anticomunismo. Chi
meglio era adatto allo scopo del “Che” Ernesto Guevara che era
pure medico?
Ed il bravo Che prese l'incarico molto
sul serio e mise su immediatamente un bel campo di concentramento,
dove “ricoverava” i "pazzi " che non erano comunisti,
e già che c'era, anche omosessuali di tutte le età, cattolici,
protestanti e testimoni di Geova! Era talmente bravo il Guevara,che
subito si meritò il soprannome di "macellaio del campo di
Cabana " per le torture e le sevizie a cui sottoponeva anche
ragazzi adolescenti. Praticamente iniziò una grande opera di
irreggimentazione dei giovani con la creazione di campi di
concentramento per prigionieri politici, anzi “campi di
rieducazione” sul modello dei gulag sovietici nella penisola di
Guanaha, tra i quali Hoja de Cabana sopra nominata; si occupò
personalmente della fucilazione di seicento oppositori del regime,
tra i quali Carrera, che da rivoluzionario del 1959 diventò un
oppositore della politica castrista. A Lloma de Coches vennero
trucidati 1000 prigionieri in pochi giorni; a Santa Clara fucilarono
381 “banditi” in una sola giornata; Luis Boitel, che aveva
guidato la rivolta studentesca contro Batista e divenuto poi
anticastrista si lasciò morire di fame dopo 53 giorni di digiuno
nel carcere di Boniato, dichiarando “Faccio lo sciopero per
ottenere i diritti riservati ai prigionieri politici; quegli stessi
diritti che voi chiedete per gli altri Paesi dell’America Latina e
negate al vostro”.
Ma Cuba, ora che finalmente era stata
“pacificata”, non gli bastava più, allora via, verso nuove terre
da conquistare alla “libertà ed alla democrazia” (!), finché
qualcuno liberò lui (e noi) da questa valle di lacrime il 9 ottobre
1967, a nemmeno 40 anni di età.
Così uno dei più efferati criminali
comunisti divenne “el libertador”, una delle più grandi truffe
perpetrate dai comunisti, tanto che la sua fama dura ancora, anche se
molti ormai lo hanno sgamato per quello che veramente era. Oggi
sarebbe stato considerato nient'altro che un terrorista e ricercato
dalle polizie di mezzo mondo.
Ma si sa, si dice che “è gradito
agli dei chi muore giovane”, era fotogenico, molto del suo
“fascino” lo si deve anche alla canzone “Hasta la vista
siempre”, specie nell'interpretazione di Joan Baez. la sua
immagine stava assai bene sulle magliette, però ho il sospetto che
con quel barbone e i capelli bisunti non si lavasse poi molto, anche
perché un guerrigliero non poteva mostrarsi lindo e pinto come una
femminuccia e doveva mostrare anche nell'aspetto la sua mascolinità.
Ancora voglia di glorificare un simile
personaggio?
Io non molta, anzi, per nulla.
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