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giovedì 10 novembre 2016

Election day

La notte appena passata è stata quella delle elezioni americane.
Molti, anche in Italia, si sono sorbiti la maratona in diretta, io invece sono andata pacificamente a dormire perché non avrei comunque potuto cambiare nulla e poi ero certa che a prevalere sarebbe stata  Hillary Clinton.
Questa mattina invece la lieta sorpresa: acceso alle 7 lo smartphone (non la TV in quanto mio marito dormiva ancora), ho visto che Trump era in vantaggio e a mano a mano il distacco il distacco dall'avversaria andava aumentando sempre più, fino alla vittoria finale.
Trump ha molti difetti: poco educato, per nulla raffinato, scorretto, vanaglorioso, ma con lui non dobbiamo certo recarci a pranzo o a teatro.
Una cosa è certa: lui con Putin cercherà un dialogo, non certo lo scontro, mentre consoliderà l'accordo con Putin ed Assad per quanto concerne la lotta al Califfato, cesserà la politica di ingerenza negli affari interni degli altri paesi - vedi le primavere arabe e le destabilizzazioni in Libia e nei Balcani il cui risultato stiamo ancora pagando - politica perseguita da Bill Clinton e dal Nobel per la pace (!) Barak Obama.
Inoltre vuole rivedere "l'amicizia" tra USA ed i sauditi (grandi finanziatori di Hillary) che non godono delle sue simpatie, come le multinazionali e le banche, che unitamente alle grandi lobbies sostenevano la Clinton.
Nell'America sull'orlo dell'implosione, ha vinto la parte più sana del paese, quella che, a torto o a ragione, crede di essere l'anima migliore del mondo ma ritiene anche di non doverlo dimostrare al mondo con la forza, diversamente dai democratici, grandi "esportatori" di democrazia, con le conseguenze che ben conosciamo.
E in fin dei conti è questa l'America che ci piace, quella che ci dice "Noi siamo i migliori, ma non veniamo a rompervi le scatole per farvelo capire".
Trump sarà chiamato a mantenere quelle promesse che tutto il mondo aspetta: ridimensinare la NATO, la CIA, NSA, tutti quegli strumenti con i quali l'America si è assunta il compito di costruire il grande ordine mondiale, facendosi odiare praticamente da tutti.
Questa è la parte più difficile di tutte perché significa ridimensionare tutte quelle lobbies che hanno costruito le fortune degli USA ed il loro sostanziale dominio sul mondo.
Trump ha vinto contro tutte le previsioni, e molto probabilmente aveva ragione quando esternava che i sondaggi erano truccati, pronostici probabilmente indirizzati per convincere gli indecisi. Lui con le sue parole, nei suoi comizi, nei confronti diretti con la Clinton ha saputo comunque convincere la gente, quella gente stufa di essere presa per i fondelli e riempita di menzogne, stanca di essere accusata di xenofobia, razzismo, islamofobia e quant'altro.
La gente ("sporchi populisti" secondo i soliti radical-chic) che vuole risposte concrete ai problemi che vive sulla sua pelle ogni giorno, quindi la ribellione contro le élites non è la causa del problema, bensì l'effetto. Le ondate migratorie hanno rafforzato la ricerca dell'identità nazionale e la risposta è stata un massiccio voto a favore del candidato repubblicano.
La gente è pure stanca dello pseudofemminismo della Clinton che mostrava a tutti il fuscello nell'occhio di Trump e non la trave che aveva nel suo e che tutti ben ricordavano.
Poi bisogna considerare non quanto Trump abbia vinto, ma quanto Hillary invece abbia perso., nonostante la massiccia presenza di personaggi dello star system che la sosteneva. Sembrava che la candidata democratica avesse già la vittoria in tasca poi però si è presentata parlando con il linguaggio del potere  dell'establishment, delle lobbies che la sostenevano (e le lobbies, si sa, quando ti appoggiano, poi vogliono una contropartita).
Questo alla gente, comune, agli "sporchi populisti" che non capiscono nulla non è andato giù, quella gente che era stanca dopo il mandato fallimentare di Obama (mi chiedo ancora come abbiano fatto ad eleggerlo la seconda volta), stanca del politicamente corretto, stanca della recessione economica.
Non so se Trump manterrà o meno le promesse, ma se Trump sarà Trump, se farà davvero Trump, ci aspettano grandi cambiamenti, non solo in America, ma nel mondo intero.
Nel frattempo...God bless America (e pure noi).

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