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giovedì 11 agosto 2016

Matrimonio di interesse

Così può essere denominato il ritrovato accordo tra la Russia di Putin e la Turchia di Erdogan. I russi possono così aggirare l'Ucraina per la costruzione del Gasdotto - Turkish Stream - passando per il mar Nero; i turchi possono fa ripartire l'economia locale, cancellando le sanzioni che la Russia aveva comminato loro dopo l'abbattimento del cacciabombardiere che aveva violato lo spazio aereo, riprendendo le esportazioni di derrate alimentari, in particolare di prodotti agricoli, con il reciproco interesse delle due parti.
Seguiranno poi gli accordi sulla centrale nucleare di Akkuiu, quella per la fornitura di gas energetico, del quale i turchi hanno estrema necessità, e la riapertura delle rotte turistiche che collegano Russia e Turchia, quest'ultima meta molto ambita dai vacanzieri russi.
Oltre al vantaggio economico c'è pure un enorme vantaggio politico: ambedue le nazioni erano infatti isolate sia dall'Europa che dagli Stati Uniti.
Restano però dei nodi da risolvere: Putin da sempre èun sostenitore di Assad in Siria e dei Curdi, che considera alleati in funzione anti-ISIS; Erdogan invece è nemico degli Armeni - dei quali ha ribadito ancora una volta l'inesistenza del genocidio - mentre quei popoli hanno chiesto la protezione russa in campo internazionale affinché venga riconosciuta la propria indipendenza.
In attesa c'è il terzo incomodo, ossia l'Iran di Khamenei, più che altro in  funzione anti-USA...anche se un accordo tra sciiti iraniani e sunniti turchi sembra assai improbabile.
Infine c'è la NATO: la Turchia ne fa parte, sul suo territorio c'è la base di Incirlik, - dalla quale sono partite le offensive contro l'Iraq di Saddam e le recenti incursioni contro l'ISIS - e nella quale sono stivate circa 50 bombe all'idrogeno B61.
La Russia ha tutto l'interesse ad indebolire l'alleanza atlantica ed a turare la Turchia (che è pure forte di un esercito di circa 300mila uomini, secondo per consistenza numerica tra le forze NATO, siuperato solo dagli USA) )dalla propria parte.
Gli USA aspettano le prossime elezioni di novembre; dovesse vincere la Clinton, la NATO verrebbe rafforzata in funzione anti-russa, quindi la perdita della Turchia sarebbe un grave handycap.
Se invece dovesse prevalere Trump, questi ha già dichiarato che non investirebbe più in piani militari dispendiosi, quindi l'uscita della Turchia sarebbe una questione irrilevante.
Chi invece resta all'angolo, è l'Europa, che non rientra nei piani USA, russi e turchi, non viene interpellata e tanto meno considerata.



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